21/09/2024 - 21/09/2026
Negli ultimi decenni, si è assistito a un fenomeno di declino economico che ha attraversato diverse generazioni. Le opportunità e la ricchezza a disposizione delle persone si sono gradualmente ridotte, lasciando alle nuove generazioni meno possibilità di accesso a beni e servizi che erano alla portata dei loro genitori o nonni. Dall'acquisto di una casa, una volta simbolo di stabilità economica, fino alla semplice possibilità di acquistare un'autovettura, il quadro economico italiano ed europeo si è fortemente deteriorato.
Se negli anni '60, '70 e '80 l'acquisto di un'automobile rappresentava un investimento accessibile per una famiglia media, oggi i costi sono proibitivi. Un tempo, la combinazione di stipendi dignitosi e un'economia in crescita permetteva di comprare una utilitaria senza gravare eccessivamente sul bilancio familiare. Al contrario, oggi i salari sono stagnanti, e l'accesso a un veicolo, per non parlare di una casa, è un miraggio per molti. Inoltre, la transizione energetica verso l’elettrico, per quanto necessaria, ha imposto nuovi costi che la maggior parte delle persone non può sostenere. I prezzi delle automobili elettriche sono ben lontani dalla portata delle classi medie e basse, rendendo la promessa di un futuro più sostenibile qualcosa di accessibile solo a chi ha maggiori risorse.
Il lavoro non garantisce più indipendenza economica
Un altro aspetto allarmante di questo processo è che il lavoro, storicamente considerato il mezzo per raggiungere l'indipendenza economica, non assolve più a questa funzione. In Italia, la bassa produttività delle aziende ha portato alla creazione di un nuovo gruppo sociale: i "lavoratori poveri". Si tratta di persone che, pur avendo un impiego, faticano a sbarcare il lunario e non riescono a garantirsi una vita dignitosa. Il lavoro, invece di essere una fonte di stabilità, si è trasformato in una gabbia in cui la promessa di sicurezza economica è sfumata. Le persone sono costrette a fare i conti con contratti precari, salari bassi e prospettive di crescita professionale limitate.
Le imprese italiane, una volta il motore trainante dell’economia, sembrano oggi arrancare, incapaci di adeguarsi ai cambiamenti globali. La bassa produttività e l'incapacità di innovare hanno creato un circolo vizioso: salari stagnanti e costi in crescita generano un impoverimento generale della popolazione. Le disuguaglianze si sono ampliate, mentre le opportunità per i giovani si sono ridotte drasticamente. Il sogno di un tempo di avere una casa di proprietà e un lavoro sicuro è diventato una chimera per milioni di persone.
La transizione energetica e i suoi costi insostenibili
Un altro fattore che sta accelerando il declino economico è la transizione energetica, che seppur necessaria per affrontare le sfide climatiche, non ha tenuto conto dei costi che la popolazione media deve sopportare. L'industria automobilistica ha imposto un cambiamento radicale verso le auto elettriche, ma i prezzi di questi veicoli sono ben al di sopra della portata delle famiglie italiane medie. Se confrontiamo il costo di un'utilitaria negli anni '60, '70 o '80 con gli stipendi dell'epoca, vediamo che all'epoca era possibile acquistare una vettura con un modesto risparmio di alcuni mesi. Oggi, per molti, acquistare un'auto elettrica richiede anni di risparmi, quando non è del tutto impossibile.
Questo divario tra l'accessibilità dei beni di un tempo e le difficoltà attuali rappresenta un ulteriore segnale di un’economia in crisi, dove l’equilibrio tra salari e costi è completamente saltato.
Il lento declino dell' Italia e dell' Europa
L'Italia, così come l'Europa nel suo complesso, sta andando incontro a un declino lento e costante. Un declino che, se per anni è stato ignorato o sottovalutato, si manifesta oggi in modo chiaro e innegabile. La mancanza di visione a lungo termine e l'assenza di un piano strategico per il futuro stanno accelerando questo processo. Non comprendere questi aspetti, o peggio, far finta di non vederli, non farà altro che peggiorare una situazione già critica.
Affrontare questa crisi richiederebbe un piano di lungo periodo, almeno trentennale, che miri a ridare centralità all’economia reale, alla piccola e media impresa, e a un modello produttivo più vicino alle nostre peculiarità culturali ed economiche. Ma questo piano manca, e senza di esso il rischio è che l'Italia e l'Europa continuino a perdere terreno, diventando sempre più vulnerabili in un contesto globale in rapido mutamento.
L’Italia in una Europa debole: la perdita della nostra unicità
Uno dei grandi errori compiuti è stato quello di cercare di adeguarsi a modelli economici e sociali lontanissimi dal nostro DNA. L’Italia, una volta riconosciuta per la sua eccellenza in settori come la moda, la manifattura, i servizi e l'automotive, ha perso progressivamente la propria unicità. Questa perdita ha contribuito a trasformare il nostro Paese in un campo di conquista per le grandi multinazionali e i capitali stranieri, senza che fossimo in grado di difendere le nostre eccellenze e peculiarità.
Non siamo stati capaci di proteggere e valorizzare le nostre piccole e medie imprese, vero tessuto connettivo dell’economia nazionale. L’imprenditoria, che un tempo era il cuore pulsante del nostro sistema, si è trovata a fare i conti con una burocrazia opprimente, una tassazione insostenibile e una mancanza di sostegno da parte delle istituzioni. Le decisioni prese negli ultimi decenni hanno portato a uno scenario in cui il lavoro povero è diventato la norma, e le condizioni economiche imposte da forze esterne hanno reso l’Italia un Paese sempre più debole e privo di prospettive.
Il quadro che emerge è quello di un’economia sull’orlo del collasso, con una popolazione sempre più impoverita e sfiduciata. Se non verranno intraprese misure drastiche per invertire questa rotta, il rischio è che l'Italia, insieme all'Europa, continui a scivolare lungo un piano inclinato verso l’implosione economica. La sfida è grande, ma se non comprendiamo e affrontiamo la situazione con coraggio e determinazione, il futuro riserverà ancora maggiori difficoltà.