05/10/2024 - 05/10/2026
E' in corso in questi giorni una trattativa a livello bancario fra Europa e Stati Uniuti per l'introduzione di nuove regole bancarie, regole che non trovano la piena accoglienza oltre che di alcuni settori bancari degli USA anche da parte di paesi come Italia, Francia e Germania, preoccupati dalle ripercussioni che queste regole, conosciute come Accordo di Basilea III, potrebbero avere sull'economia reale e sul sistema bancario.
L'Accordo di Basilea, sviluppato dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (BCBS), rappresenta una serie di linee guida e standard internazionali per rafforzare la regolamentazione, la supervisione e la gestione del rischio nel settore bancario. L’obiettivo principale di questi accordi è garantire che le banche mantengano una quantità minima di capitale proporzionata al rischio dei loro investimenti, con l'intento di evitare crisi finanziarie sistemiche come quelle del 2008.
Evoluzione dell’accordo di Basilea
Basilea I (1988): Il primo accordo era focalizzato principalmente sul rischio di credito e introduceva un requisito di capitale minimo pari all'8% delle attività ponderate per il rischio delle banche.
Basilea II (2004): Si è evoluto per considerare una gamma più ampia di rischi, tra cui il rischio operativo e di mercato, e ha introdotto maggiore attenzione alla supervisione e alla gestione interna del rischio da parte delle banche.
Basilea III (post-2008): A seguito della crisi finanziaria globale del 2008, è diventato chiaro che le regole precedenti non erano sufficienti. Basilea III ha aumentato i requisiti di capitale, ha introdotto buffer di capitale anticiclici e ha imposto nuovi standard di liquidità. Questo aggiornamento mira a rafforzare la resistenza del sistema bancario, prevenendo il collasso in situazioni di stress economico.
Impatto sull’economia e il credito
Le misure introdotte da Basilea III, pur essendo volte a rendere il sistema finanziario più sicuro, hanno sollevato preoccupazioni tra le banche, in particolare nei paesi europei. L'obbligo di detenere più capitale limita la capacità delle banche di erogare prestiti, il che può avere effetti negativi sulla crescita economica, soprattutto in paesi come l’Italia, dove le piccole e medie imprese (PMI) fanno affidamento sul credito bancario.
In Italia, la stretta sul credito potrebbe comportare una riduzione degli investimenti privati e un rallentamento della crescita economica, aggravando ulteriormente un contesto già caratterizzato da una crescita lenta e da un alto livello di debito pubblico. Le banche italiane, più esposte rispetto ad altri paesi europei, sono preoccupate che i requisiti di capitale più elevati possano ridurre ulteriormente la loro capacità di sostenere le imprese locali.
Proposta di riforma ed accoglienza
L’ultima proposta di riforma è stata accolta molto freddamente dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti temono che l'implementazione delle regole di Basilea III possa indebolire la competitività delle loro banche a livello globale, specialmente nei confronti di istituzioni finanziarie cinesi, che operano sotto un regime regolatorio diverso.
In questo contesto, gli Stati Uniti sostengono che la riforma delle regole bancarie debba essere meno stringente per non penalizzare il settore finanziario interno. L'amministrazione americana, storicamente, ha adottato una linea di minor regolamentazione rispetto all'Europa, per esempio durante l'era Trump, dove vi era un chiaro intento di allentare le regole imposte da Basilea III per favorire la crescita del settore finanziario domestico.
In sintesi, mentre l'intento principale delle regole di Basilea è quello di garantire la stabilità finanziaria, esiste un equilibrio delicato tra la stabilità delle banche e la loro capacità di sostenere l'economia reale. I Paesi europei, in particolare Italia, Francia e Germania, stanno cercando di evitare un eccessivo irrigidimento delle regole che potrebbe soffocare il credito alle imprese, rallentando la crescita economica. Gli Stati Uniti, dal canto loro, vedono con scetticismo ulteriori irrigidimenti, considerando che potrebbero svantaggiare il loro sistema bancario rispetto ai concorrenti globali.
Le trattative su queste regole rimangono aperte, ma è chiaro che qualsiasi riforma dovrà trovare un bilanciamento tra la sicurezza del sistema finanziario e la necessità di sostenere la crescita economica, specialmente in un contesto economico globale in rapida evoluzione.
Certo è che le imprese, specialmente quelle italiano, molto dipendenti dal sistema bancario dovranno per il futuro dotarsi di adeguati modelli gestionali e di controllo al fine di avere una corretta base reddituale anche al fine di diversificare le fonti di approvvigionamento di capitale.
Basti pensare al sistema alberghiero nazionale, dipendente in maniera quasi esclusiva dal sistema creditizio, ora e per il futuro sempre più restio ad essere l'unico finanziatore delle operazioni di consolidamento e di sviluppo.
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