09/09/2024 - 09/09/2026
L'articolo pubblicato su **L'Espresso**, dal titolo "Il finto trionfo della Meeting Industry", scritto da Maurizio Di Fazio, offre un'analisi critica del settore congressuale italiano. Pur evidenziando i dati apparentemente positivi diffusi dal Ministero del Turismo, l'articolo invita a una riflessione più approfondita sulle reali dinamiche che regolano questa industria, mettendo in luce i limiti di una crescita che potrebbe essere solo superficiale e non diffondersi sulla società.
I dati del Ministero del Turismo e di ICCA
Il Ministero del Turismo, che ha diffuso i dati relativi al 2023, ha dichiarato che l'Italia si è posizionata come il secondo Paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di congressi ospitati, affermando che questo risultato rappresenta un forte segnale del rilancio del settore e del turismo. Secondo il Ministero, questo successo è il frutto di una strategia che ha favorito l'organizzazione di eventi su vasta scala, con temi che spaziano dalle scienze mediche alla moda, dallo spettacolo al benessere.
Tuttavia, l'articolo introduce un'altra fonte, la ICCA (International Congress and Convention Association), la quale offre una lettura differente. Secondo i dati pubblicati dall'ICCA, che utilizza criteri di rilevazione più stringenti e focalizzati su congressi internazionali e altamente qualificati, l'Italia ha perso posizioni importanti nelle classifiche mondiali. Se fino al 2008 l'Italia era stabilmente tra i primi cinque Paesi al mondo per numero di eventi congressuali di rilievo, oggi si attesta al 28º posto. Milano è l'unica città italiana nella top 100 globale, mentre Roma, che fino a pochi anni fa era un punto di riferimento per i congressi, non riesce più a mantenere il passo con le altre capitali europee.
Differenze nei criteri di rilevazione
Questa discrepanza tra i dati del Ministero del Turismo e quelli dell'ICCA è dovuta ai differenti approcci nella rilevazione. Da un lato, il Ministero del Turismo conta tutti gli eventi, inclusi quelli di dimensioni ridotte o locali, basandosi quindi su un volume totale di incontri che include anche congressi minori o nazionali, che non sempre portano un impatto significativo sul turismo e sull'economia locale.
Dall'altro, la ICCA applica criteri più rigorosi e tiene conto solo dei congressi internazionali che rispettano determinati requisiti, come la partecipazione di delegati da diverse nazioni e l'internazionalità degli organizzatori. Questo approccio, focalizzato sulla qualità e rilevanza globale degli eventi, mette in luce una realtà diversa, evidenziando le difficoltà strutturali dell’Italia nel competere con altre destinazioni congressuali europee.
La criticità del sistema
L'articolo di Di Fazio sottolinea che, nonostante i numeri assoluti diffusi dal Ministero possano sembrare incoraggianti, la verità è che l'Italia sta lentamente perdendo terreno rispetto ai suoi concorrenti diretti in Europa. Paesi come Belgio, Francia, Spagna e Germania non solo continuano ad attrarre un maggior numero di congressi, ma ospitano anche eventi di maggiore rilevanza e impatto economico. La perdita di posizioni nelle classifiche ICCA rappresenta un segnale d’allarme che non può essere ignorato.
Il futuro del settore congressuale
Per invertire questa tendenza, è necessario che l’Italia adotti una strategia di lungo termine in grado di valorizzare appieno il suo patrimonio culturale e le sue infrastrutture, affrontando i problemi legati alla burocrazia e all'accessibilità. Come evidenziato da Carlotta Ferrari, presidente del Convention Bureau Italia, l’Italia ha un enorme potenziale non sfruttato, che potrebbe portarla a riconquistare le prime posizioni nel panorama internazionale, ma solo se saprà superare le attuali inefficienze.
Le differenze tra i numeri del Ministero del Turismo e quelli dell' ICCA mostrano che il successo non può essere misurato solo sulla base del numero di eventi organizzati, ma deve tenere conto dell'effettivo impatto economico e dell'importanza internazionale degli stessi. Solo attraverso una strategia mirata e una visione di lungo termine l’Italia potrà tornare a competere con le principali destinazioni congressuali mondiali.